Pettinato e la saga di Gilgamesh

Una vita avventurosa ... certo, ma chissà cos'ha capito il giornalista!
Corriere della Sera

Il professore della Sapienza, che si e' formato per dieci anni ad Heidelberg, e le sue rivelazioni sul piu' antico poema dell' umanita'
"Due giorni per scoprire il mistero di Gilgamesh"
Il racconto del grande assiriologo Pettinato: ora sappiamo come muore l' eroe della saga sumerica

Il professore della Sapienza, che si e' formato per dieci anni ad Heidelberg, e le sue rivelazioni sul piu' antico poema dell' umanita' "Due giorni per scoprire il mistero di Gilgamesh" Il racconto del grande assiriologo Pettinato: ora sappiamo come muore l' eroe della saga sumerica Heidelberg, 1959. "Professor Falkenstein, sono venuto qui per laurearmi in assiriologia con lei...". L' illustre cattedratico tedesco, indiscussa autorita' in materia, squadro' il giovane italiano e lentamente sillabo' : "Lei caso mai e' venuto a studiare da me. Se si potra' laureare lo decidero' poi io...". Ride di cuore il professor Giovanni Pettinato, ricordando quella lontana scena, prima pietra di una lunghissima carriera che l' ha portato oggi a svelare uno dei piu' gelosi segreti dell' antichita' , quella piu' remota, la fine di Gilgamesh. Comunicata nei giorni scorsi alla stampa, la notizia ha fatto fremere quel piccolo cenacolo di esperti che da anni passano la loro vita puntando gli occhi sulle tavolette di argilla piene di difficilissimi caratteri cuneiformi, sulle quali e' incisa forse la "summa" primordiale di tutti i miti. Ma la buona novella e' circolata anche fra i cultori della "saga", non pochi stando alle 30 mila copie vendute dieci anni fa dall' edizione filologica di "Gilgamesh", curata proprio da Pettinato. Lo studioso di origine siciliana (e' nato a Troina, nell' ennese, 66 anni fa) conosce a menadito una quindicina di lingue morte (dal sumerico all' aramaico, passando per sanscrito e antico persiano). Oggi e' l' unico assiriologo italiano con cattedra (alla Sapienza dal ' 74 e prima per tre anni a Torino) e quando parla ai suoi 50 studenti di lettere antiche nell' aula del primo piano della facolta' non si sente volare una mosca. Accademico dei Lincei, ha tirato su allievi che insegnano a Napoli e Messina. Ha tre figli che si occupano di altro, ma che sanno bene che cos' e' l' epica sumerica. Vicino al loro letto, da piccoli, papa' non raccontava fiabe di Perrault. Narrava, infilando qua e la' qualche aggettivo siciliano, le peripezie di quegli strani dei piuttosto giocherelloni che avevano tenuto banco negli ziggurat di Uruk e Kish, Ninive e Lagash con le divine Ninsun, Ishtar o Ninlil o come il capo supremo Anu e il dio sole Samash... "Ho studiato per dieci, lunghi anni ad Heidelberg - racconta Pettinato riannodando le fila della sua formazione di studioso -. In quegli anni non c' erano possibilita' in Italia. Nel ' 59 era andato in pensione Giuseppe Furbani, l' ultimo assiriologo della Sapienza. "Non c' e' nessuno in grado di prendere il mio posto", aveva comunicato andandosene. L' avevano preso in parola e cosi' la sua cattedra scomparve. C' e' da chiedersi come avesse concepito il suo insegnamento, visto che non lasciava allievi... Comunque sia, io che avevo in tasca la laurea presa a Napoli mi ritrovai al Pontificio istituto bliblico di Roma, in piazza della Pilotta. C' era un tedesco che insegnava assiriologia, Alfred Pohl. Fu lui a spedirmi ad Heidelberg. L' assiriologia, allora, era tutta in tre nomi: Adam Falkenstein ad Heidelberg, e negli Stati Uniti il suo maestro Landsberger e il russo Kramer, due ebrei fuggiti prima della guerra". Quarant' anni dopo, Pettinato e' lo studioso che conosce alla perfezione le 280 tavolette frammentarie che tra Londra, Istanbul, Filadelfia e Berlino compongono il mosaico della saga di Gilgamesh, "l' uomo a cui erano note tutte le cose, il Re che conobbe i paesi del mondo". E' lui ad aver tradotto il frammento piu' antico ritrovato (quello di Ebla, del 2400 a.C., sulla guerra di Gilgamesh contro Aratta, mentre gli altri sono del tempo di Assurbanipal, 1800 a.C.). Ed e' lui ora ad aver ricevuto dai suoi colleghi irakeni guidati dal dottor Ar Raui 400 tavolette recuperate recentemente nella biblioteca di un esercista del 1900 a.C. "In una si parla di Gilgamesh", l' avevano avvertito da Bagdad. Era qualcosa di piu' : la fine di Gilgamesh morto in un suicidio collettivo insieme all' intera corte. "Per tradurre quella tavoletta marrone, di 20 centimetri per 15, ho impiegato due giorni - ricorda Pettinato -. Non credevo ai miei occhi. Li' c' era una grande rivelazione. Finora, infatti, Gilgamesh alla fine delle sue lunghe peripezie finiva col rinunciare all' immortalita' . Si capiva che non era tutto ma era difficile indovinare il resto". La scoperta di Pettinato, uno dei primi occidentali a tornare a Bagdad dopo la guerra e da allora avvezzo a passare almeno un mese all' anno nella capitale irakena, verra' raccolta in una nuova edizione della "saga". "Gilgamesh, ma per favore pronunciatelo Ghilgamesh, e' davvero un testo fondamentale - conclude - Basti pensare che precede di 1500-2000 anni la stessa Bibbia e che gia' contiene tutto, il Diluvio Universale, la discesa agli Inferi, il viaggio dell' eroe come nell' Odissea, il problema dell' immortalita' , l' uomo semidio e gli dei antropomorfi... Conoscerlo meglio e farlo studiare nelle scuole, come gia' avviene in qualche liceo, e' il minimo che si possa fare". Paolo Brogi

Brogi Paolo

Pagina 51
(25 febbraio 2001) - Corriere della Sera

0 commenti:

top